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Il segmento testuale Commissione interna è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 619

Brano: Commissione interna

convinti a redimersi prendendo parte alla lotta contro l’oppressore nazifascista».

La direttiva concludeva sottolineando che il commissario politico doveva essere guidato dal proposito di collaborare strettamente con il comandante, avendo la sua azione lo scopo di favorire la condotta attiva della guerra e il successo militare, al quale in genere ogni altra cosa dev’essere subordinata.

Al 3° punto dell’art. Ili della circolare del C.L.N.A.I., riguardante la composizione dei Comandi del Corpo volontari della libertà si dice: « I Comandi di Zona e di Piazza devono essere composti da un[...]

[...]on la popolazione.

I Comandi delle Divisioni e delle unità minori devono essere composti con gli stessi criteri dei Comandi di Zona, opportunamente adattati alle situazioni ed alle esigenze particolari che si possono verificare nei vari casi ».

P.Se.

Bibliografia: Luigi Longo, Un popolo alla macchia, Milano, 1947; Ufficio Storico per la Guerra di Liberazione Presidenza del Consiglio, Atti del Comando Generale del C.V.L., Roma, 1946.

Commissione interna

Organo elettivo costituito fra i lavoratori nei luoghi di lavoro, per la rappresentanza e la tutela dei loro intèressi morali e materiali nei confronti dei datori di lavoro. Ponendo un limite all’arbitrio padronale, la Commissione interna agisce da fondamentale fattore di convivenza democratica. Viene eletta con voto diretto e segreto da tutto il personale dell’azienda (operai e impiegati) e, indipendentemente dal sindacato al quale i lavoratori aderiscono, li rappresenta tutti indistintamente (compresi i non organizzati).

L’origine delle Commissioni interne

La prima Commissione interna sorse nel 1906, a Torino, nella fabbrica di automobili « Italia », in base a un accordo bilaterale tra la direzione aziendale e il sindacato metallurgico F.I.O.M., e col compito di dirimere le controversie che fossero sorte nel corso dell’applicazione del contratto di lavoro stipulato. I dirigenti sindacali riformisti videro in essa uno strumento di collabora

zione di classe, poiché col suo tempestivo intervento poteva evitare gli scioperi e l’acuirsi delle lotte. Durante la guerra 19141918 governo e industriali, che in un primo tempo avevano resistito al riconoscimento delle Commissioni i[...]

[...]ale del

1948, la Confindustria denunciò il suddetto accordo del 1947 e nel 1950 si giunse a una nuova, parziale intesa che riconobbe alle Commissioni interne la competenza in materia di licenziamenti.

L’accordo vigente

L’8.5.1953, tra la C.G.I.L., la C.I.S.L. e la U.I.L. da una parte e la Confederazione dell’industria dall’altra, fu stipulato un nuovo accordo, in base al quale nelle aziende con più di 40 dipendenti dev’essere eletta una Commissione interna di 3 o più membri, avente i compiti di: contribuire al mantenimento di normali rapporti tra maestranze e direzione aziendale; vigilare sulla retta applicazione e sul rispetto dei con

619



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 603

Brano: [...]comunque al sicuro con vari espedienti, vennero nascoste attrezzature elettriche e così via.

In vista della liberazione di Firenze, il C.L.N. toscano lanciò la parola d’ordine di abbandonare l'officina, ma gruppi di operai vigilarono all'interno per impedire eventuali tentativi di saccheggio.

Prima ancora che la battaglia di Firenze si fosse conclusa, i dipendenti della Pignone residenti nella zona già liberata si riunirono per eleggere la Commissione interna. Questa risultò composta da 4 comunisti (Negro, Bandini, Secci, Lulli), 1 socialista (Ernesto Banchelli), 1 indipendente di sinistra (Cerchiai), 1 del Partito d’Azione (Sadum).

Il 4.9.1944 l’attività della fabbrica riprese.

Secondo dopoguerra

Nonostante l’azione posta in atto dagli operai, nell’agosto 1944 una parte dei macchinari della Pignone era stata asportata dai tedeschi, sicché aH’indomani della battaglia di Firenze Io stabilimento risultò notevolmente menomato nei suoi impianti.

Dopo la cacciata dei tedeschi, un primo nucleo di 400 operai rientrò nello stabilimento devasta[...]

[...]e posta in atto dagli operai, nell’agosto 1944 una parte dei macchinari della Pignone era stata asportata dai tedeschi, sicché aH’indomani della battaglia di Firenze Io stabilimento risultò notevolmente menomato nei suoi impianti.

Dopo la cacciata dei tedeschi, un primo nucleo di 400 operai rientrò nello stabilimento devastato dalla guerra e si mise all’opera per riattivare i macchinari, mentre una consulta tecnica di 60 membri nominati dalla Commissione interna cominciò a progettare un programma di lavoro, dando la priorità alle riparazioni dei principali servizi cittadini (luce, gas, acqua, ecc.). Ma, presentato il programma alla Direzione, questa non intese assumersene la responsabilità, in quanto i proprietari della Pignone avrebbero voluto investire i loro capitali in attività di maggior profitto. Allora la Direzione fu allontanata e ne fu nominata un’altra, più sensibile alle esigenze del momento. Il programma ebbe successo e dopo 4 mesi (ai primi del 1945) il numero degli addetti alla fabbrica era salito da 400 a 1000. Fu fissato un orario di [...]

[...]or profitto. Allora la Direzione fu allontanata e ne fu nominata un’altra, più sensibile alle esigenze del momento. Il programma ebbe successo e dopo 4 mesi (ai primi del 1945) il numero degli addetti alla fabbrica era salito da 400 a 1000. Fu fissato un orario di lavoro di 40 ore settimanali per permettere l’assorbimento della mano d’opera rimasta fuori dall’azienda e venne deciso di separare nettamente i problemi sindacali (di competenza della Commissione interna) da

quelli tecnici. Venne quindi costituito un Comitato consultivo di direzione e, senza stipulare nessuno statuto o regolamento, sulla base di accordi verbali furono fissati i compiti riguardanti tutte le questioni dell'azienda.

Nel luglio 1947 il Comitato consultivo di direzione fu trasformato in Consiglio di gestione, e l’assemblea dei lavoratori nominò un comitato di iniziativa per elaborare e presentare alla Società uno statuto.

« Il Consiglio di Gestione era così composto di 8 membri in rappresentanza dei lavoratori (fra cui un ingegnere progettista, un ingegnere commercialista[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 620

Brano: [...]Merzagora (v.) e C. Rossari furono nominati commissari per la direzione. Gravi risultarono i danni provocati dai bombardamenti e dalla disorganizzazione della produzione nell’ultimo periodo del conflitto, ma l’accordo tra Direzione e Consiglio di gestione consentì di riprendere l’attività produttiva in tempi relativamente brevi.

Secondo dopoguerra

Accanto al Consiglio di gestione, si ricostituirono gli organismi sindacali facenti capo alla Commissione interna: questa potè contare, oltre che sui propri membri distaccati dalla produzione, sui delegati di reparto che avevano il compito di rappresentare le maestranze nei confronti della Direzione.

Oltre a numerosi accordi relativi alle qualifiche, alle assenze per malattia ecc., la Commissione interna ottenne di formare una commissione paritetica con la Direzione per le assunzioni: nel corso del

1945 e del 1946 vennero così assunti 6.000 operai che portarono il totale delle maestranze negli stabilimenti di BicoccaSegnanino a oltre 20.000 dipendenti (P. Bolchini, La Pirelli/Operai e padroni, Roma, 1967, p. 122).

La rottura del governo di unità nazionale, la sconfitta del Fronte Popolare nel 1948 e soprattutto la scissione sindacale consentirono successivamente alla Direzione di restaurare i rapporti gerarchici al* l’interno dell’azienda: venne soppressa la figura del delegato di repar[...]

[...]ilimenti di BicoccaSegnanino a oltre 20.000 dipendenti (P. Bolchini, La Pirelli/Operai e padroni, Roma, 1967, p. 122).

La rottura del governo di unità nazionale, la sconfitta del Fronte Popolare nel 1948 e soprattutto la scissione sindacale consentirono successivamente alla Direzione di restaurare i rapporti gerarchici al* l’interno dell’azienda: venne soppressa la figura del delegato di reparto; furono rinviati alla produzione i membri della Commissione interna e, al Consiglio di gestione, venne posta l’alternativa di comportarsi come un organismo consultivo di collaborazione tecnica con la Direzione o di scomparire. Nel 1951, dopo un conferenza di produzione che era stata promossa in concomitanza con il Piano di lavoro della C.G.I.L., il presidente del Consiglio di gestione (L Ghianda) fu licenziato in tronco.

Ai fratelli Pirelli (tornati in fabbrica alla fine del 1946), una volta ricostruiti gli impianti mediante aiuti

E.R.P. e aumenti di capitale in gran



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 542

Brano: Marelli Ercole, Società

avviate durante i 45 giorni di Badoglio, gli operai dovettero tornare all’attività clandestina.

Il primo problema che si presentò fu quello della Commissione interna: dato il mutare della situazione, essa venne sciolta e sostituita da un Comitato di agitazione clandestino che si sarebbe rivelato uno dei migliori strumenti per organizzare la resistenza nella fabbrica, il braccio sindacale del C.L.N. aziendale. Composto inizialmente solo da elementi del Partito comunista, dal marzo 1944 ne entrarono a far parte il Partito d’Azione e la Democrazia Cristiana. I compiti del Comitato andavano dalla preparazione di piattaforme economicopolitiche per gli scioperi all'organizzazione pratica di questi. Quando poi i repubblichini tentarono di indire in fabbrica nuov[...]

[...]nizzare la resistenza nella fabbrica, il braccio sindacale del C.L.N. aziendale. Composto inizialmente solo da elementi del Partito comunista, dal marzo 1944 ne entrarono a far parte il Partito d’Azione e la Democrazia Cristiana. I compiti del Comitato andavano dalla preparazione di piattaforme economicopolitiche per gli scioperi all'organizzazione pratica di questi. Quando poi i repubblichini tentarono di indire in fabbrica nuove elezioni della Commissione interna, il boicottaggio da parte della massa degli operai fu totale.

Per iniziativa di Fogagnolo, subito dopo T8.9.1943 era sorto alla Marelli anche un~Comitato di assistenza, ma era stato costretto a cessare ogni funzione dalle minacce di rappresaglia dei nazifascisti. Subentrato al suo posto il C.L.N. aziendale, questo si assunse i compiti di coordinamento delle diverse iniziative politiche e sindacali. Ne entrarono a far parte Giordano Prati per il Partito comunista, l’ing. Campi per il Partito socialista e Angelo Sangiorgio per la Democrazia Cristiana.

Il Partito comunista, potendo contare[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 256

Brano: [...] alla Guerra di liberazione, nelle file della Resistenza, partigiana combattente nella 49fl Brigata « Matteotti ».

Lancette, Sciopero delle

Iniziato nel marzo 1920, il cosiddetto « sciopero delle lancette » fu il primo grande scontro frontale tra padronato e classe operaia a Torino in quel dopoguerra, prima dell'occupazione delle fabbriche avvenuta nel settembre dello stesso anno (v. Agitazioni sindacali).

Alla fine di marzo del 1920 la Commissione interna dello stabilimento Industrie Metallurgiche di Torino decise di retrocedere di un’ora le lancette dell’orologio della fabbrica, in segno di protesta contro l’imposizione dell’ora legale che si trascinava dagli anni della guerra (v. Consiglio di fabbrica), il padronato torinese, che da tempo aspettava un’occasione per lanciare una controffensiva antioperaia, reagì facendo licenziare immediatamente tre membri della Commissione interna. Per sostenere questo provvedimento reazionario, il 29 marzo VAssociazione degli industriali metalmeccanici [A. M.M.A.) proclamò la serrata, chiamando la forza pubblica a presidiare le fabbriche.

L'attacco alle Commissioni interne

In realtà lo « sciopero delle lancette » fu sfruttato dagli imprenditori come un pretesto per mettere in discussione il riconoscimento delle Commissioni interne (v.) e per limitarne fortemente i poteri, con il sostegno del governo che, durante le trattative tra sindacati e industriali, fece affluire a Torino, isolata dal resto del paese, forti contingenti di t[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 541

Brano: [...]oro malcontento. Lo squadrista Dima fu malmenato all'interno della fabbrica e la Direzione venne costretta ad allontanare il Dansi e alcuni altri dirigenti fascisti. Un grande corteo di operai, partito dalla Marelli, raggiunse le altre fabbriche abbattendo su! suo cammino tutte le insegne dell’odiata dittatura.

La formazione del C.L.N. aziendale

Durante i 45 giorni del governo Badoglio fu eletta alla Marelli, come nelle altre fabbriche, la Commissione interna (v.). Convocata l’assemblea del personale ai primi dell’agosto 1943, risultarono eletti gli operai Casiraghi (liberato dal carcere proprio in quei giorni con gli altri arrestati del marzo), Cavazzana, Bergamini, Finardi, Guidetti, Frigerio e Bertoni. Tra gli impiegati furono eletti gli ingegneri Umberto Fogagnolo (v.) e Cafici.

La Commissione interna affrontò innanzitutto i problemi dell’epurazione, dei cottimi e della mensa. Fu inoltre indetto per il 10 agosto uno sciopero, che si concluse poi con il fermo di 15 operai, 4 dei quali arrestati, da parte della polizia badogliana.

L’11 settembre l’arrivo dei tedeschi fu accolto con uno sciopero ininterrotto di 7 giorni. Bloccate tutte le iniziative di democratizzazione

541



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 147

Brano: [...]e grandi fabbriche del Nord.

Lotta di liberazione

Alla caduta del fascismo i dipendenti dello stabilimento di Borgo Panigaie parteciparono compatti alle manifestazioni di piazza svoltesi a Bologna (2728 luglio) e manifestarono la loro esultanza astenendosi dal lavoro fino alla fine del mese. Alla ripresa dell'attività lavorativa (2 agosto), un'azione di lotta condotta attraverso due scioperi consecutivi per ottenere il riconoscimento della Commissione interna di fabbrica e alcuni miglioramenti salariali ottenne un pieno successo. Verso la fine di agosto, tornando dalle carceri e dal confino, vennero a rafforzare il già considerevole nucleo antifascista interno dello stabilimento alcuni militanti comunisti: oltre a Ottani e Graziosi, Giorgio Scarabelli, che aveva subito due condanne del Tribunale speciale, e altri ancora.

Nel clima di generale ripresa antifascista che caratterizzò i « quarantacinque giorni » del governo Badoglio potè estendersi negli stabilimenti il lavoro politico e sindacale. Dopo l’armistizio dell'8 settembre e l’occupazione [...]

[...]assavano e ripassavano i pezzi, gli utensili e applicavano con deliberata pedanteria i regolamenti e le disposizioni interne; con piccoli accorgimenti veniva interrotto il funzionamento di catene produttive o si producevano nella lavorazione errori infinitesimali, che però rendevano inservibili prodotti che avrebbero dovuto essere assolutamente perfetti.

Negli ultimi mesi del 1943 i lavoratori mandarono a monte per due volte le elezioni della Commissione interna che i nazifascisti avreb bero voluto imporre.

« Finitela farabutti! », « Basta con la fame! », « Traditori e venduti ai tedeschi! » erano le parole d’ordine deM’agitazione. Rivendicando la riassunzione dei compagni che erano stati licenziati, nel dicembre 1943 alcuni lavoratori scrissero su La Voce dell'operaio, organo della classe operaia bolognese, che occorreva « sviluppare e rafforzare I Comitati sindacali clandestini [...] Per le nostre rivendicazioni economiche, sindacali e soprattutto organizzeremo la no

stra resistenza di massa contro i nostri affamatori e pppressori: i tedeschi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 600

Brano: [...]forte incremento, sia per il ridursi delle importazioni dall’estero nel quadro dell’autarchia, sia per lo sviluppo dell’industria chimica che cominciò a chiedere alla Pignone in quantità crescente queste macchine.

Lotte operaie

La politica del regime favorì i proprietari dell’azienda ma non riuscì mai a piegare completamente le maestranze. Dal 1922 al 1924 l’attività politica e sindacale dentro la fabbrica continuò, e continuò a operare la Commissione interna, composta da socialisti e comunisti.

Fra i diversi problemi affrontati in quegli anni, va ricordato quello della mensa aziendale. La questione era molto sentita dagli operai, oltre che per ragioni economiche (si chiese un’indennità di mensa e la minestra gratuita per tutto il personale), anche per l’aspetto morale, in quanto gli operai consideravano umiliante farsi vedere dai passanti consumare il pasto ai margini del marciapiede antistante la fabbrica. La Commissione interna ottenne che la mensa venisse costruita.

Nel giugno 1924, dopo il delitto Matteotti, si tenne all'interno della f[...]

[...]ocialisti e comunisti.

Fra i diversi problemi affrontati in quegli anni, va ricordato quello della mensa aziendale. La questione era molto sentita dagli operai, oltre che per ragioni economiche (si chiese un’indennità di mensa e la minestra gratuita per tutto il personale), anche per l’aspetto morale, in quanto gli operai consideravano umiliante farsi vedere dai passanti consumare il pasto ai margini del marciapiede antistante la fabbrica. La Commissione interna ottenne che la mensa venisse costruita.

Nel giugno 1924, dopo il delitto Matteotti, si tenne all'interno della fabbrica un'assemblea assai vivace.

Nel marzo 1925 si ebbe a Firenze il primo sciopero dei metallurgici dopo l’avvento del fascismo, sostenuto dagli stessi sindacati fascisti per protestare contro il carovita. Alla Pignone Io sciopero durò un'ora.

Sempre nel 1925 si verificò dentro la fabbrica un episodio che sta a testimoniare come fosse vivo lo spirito antifascista nei mesi successivi al delitto Matteotti: il sorvegliante fascista Mengoni, sopranno

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 620

Brano: Commissione interna

tratti di lavoro e delle leggi sociali; intervenire in veste consultiva nella fissazione delle norme, dei regolamenti aziendali nonché dell’orario e dei metodi di lavoro.

I membri delle Commissioni interne sono tutelati nell’esercizio delle loro funzioni e, in caso di licenziamento, possono ricorrere ad appositi collegi arbitrali. La loro elezione avviene separatamente per il personale impiegatizio e per quello operaio: in pratica, occorrono meno voti per eleggere il rappresentante degli impiegati. Nelle aziende fino a 40 dipendenti la funzione della Commissione interna viene assolta da[...]

[...]lamenti aziendali nonché dell’orario e dei metodi di lavoro.

I membri delle Commissioni interne sono tutelati nell’esercizio delle loro funzioni e, in caso di licenziamento, possono ricorrere ad appositi collegi arbitrali. La loro elezione avviene separatamente per il personale impiegatizio e per quello operaio: in pratica, occorrono meno voti per eleggere il rappresentante degli impiegati. Nelle aziende fino a 40 dipendenti la funzione della Commissione interna viene assolta da un solo delegato eletto. Poiché gli accordi sindacali sulle Commissioni interne sono contratti collettivi di diritto privato e perciò impegnano soltanto le parti firmatarie, non hanno valore per le aziende che non aderiscono all’associazione dei datori di lavoro.

Subito dopo la firma dell’accordo del 1953, il padronato italiano ha scatenato una violenta offensiva contro le Commissioni interne, la cui funzione è oggi piuttosto limitata. Come per tutti i contratti collettivi di lavoro, l’impegno sulle competenze e sui diritti delle Commissioni interne ha valore soltanto ladd[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 619

Brano: [...]zione russa. Nel primo dopoguerra la Pirelli costituiva la maggiore concentrazione industriale di Milano e le vicende del « biennio rosso », dalle conqui

ste sindacali agli irrisolti contrasti tra massimalismo e riformismo, anche in questo complesso caratterizzarono la condotta del movimento operaio.

Secondo quanto ricorderà Alberto Pirelli nel già citato volume di memorie, in occasione dell'occupazione delle fabbriche (1920) il capo della Commissione interna, nell'annunciare alla Direzione la presa di possesso degli stabilimenti, dichiarò di augurarsi che la famiglia Pirelli sarebbe rimasta alla guida degli stabilimenti anche dopo la costituzione della repubblica dei soviet in Italia. (p. 27).

Complessa fu l’azione della famiglia Pirelli nel periodo successivo: ella favorì e finanziò lo squadrismo fascista, ma fino al 1925 mantenne rapporti con la Camera del lavoro, rimpiangendo le relazioni intrattenute con Filippo Turati nell’anteguerra. Il 13.10.1922, comunque, Alberto insieme al senatore Ettore Conti, ai deputati Stefano Benni, Gino Olivet[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Commissione interna, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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